Il Santo

San Gabriele dell'Addolorata

San Gabriele
San Gabriele nasce da famiglia aristocratica ad Assisi (Perugia) il 1° marzo 1838. E' l'undicesimo di tredici figli di Sante Possenti, sindaco della città, e Agnese Frisciotti. Viene battezzato lo stesso giorno con il nome di Francesco (in onore di San Francesco, suo illustre concittadino), ma in casa sarà sempre chiamato Checchino.

Nel 1841 Sante, ottenuta un' importante carica istituzionale di rappresentante dello Stato Pontificio, deve trasferirsi per motivi di lavoro a Spoleto, dove, muore mamma Agnese. Sara' proprio Sante a doversi occupare dell'educazione dei figli, aiutato dalla figlia maggiore Maria Luisa e dalla governante.
Nel 1844 Checchino inizia le elementari.

A tredici anni affronta gli studi liceali nel collegio dei gesuiti. E' intelligente, esuberante, vivace, gli piace studiare, riesce ottimamente soprattutto nelle materie letterarie. Compone poesie in latino, le recite scolastiche lo vedono sempre protagonista. Elegante, vivace, spigliato, diventa un punto di attrazione per la sua allegria. Gli piace seguire la moda, veste sempre a puntino. Vuole primeggiare in tutto, "la bella vita non gli dispiace". Spesso rivela le sue doti umoristiche attraverso le caricature con cui usa ritrarre i suoi amici, compagni di scuola e insegnanti. Organizza partite di caccia, partecipa a passeggiate e scampagnate, va volentieri a teatro col padre e le sorelle, va a ballare (in città è anche conosciuto come "il ballerino"), anima le serate nei salotti di Spoleto, legge i romanzi e lo attirano gli autori del tempo. E' un ragazzo di bell'aspetto e lui n'è pienamente consapevole. Alcune ragazze sognano un futuro con lui. Ma Francesco, oltre all'eleganza e alla bellezza esteriore ha un dono particolare: la bellezza interiore. E' generoso, buono sempre attento agli ultimi e, anche a causa dei lutti che hanno ripetutamente colpito la sua famiglia (gran parte dei fratelli muoiono quando lui è ancora adolescente), particolarmente attento alla sofferenza. Davanti alla sofferenza, sua e degli altri, Francesco capisce che le gioie umane sono brevi e inconsistenti. E l'idea della vita conventuale, che già precedentemente lo aveva sfiorato torna a farsi più viva che mai.

Nel 1856, durante la processione dell'icona della Madonna del Duomo di Spoleto, Francesco sente una voce provenire dall'interno che lo invita a lasciare il mondo (il suo mondo) e a seguire invece la strada della vocazione. E' la voce della Madonna, che da quel momento lo accompagnerà, come madre affettuosa in ogni momento della sua esistenza. In breve tempo entra a far parte di uno dei piu' austeri istituti religiosi del tempo, quello dei Passionisti (fondato da San Paolo della Croce con lo scopo di annunciare, attraverso la vita contemplativa, l'amore di Dio rivelato nella Passione della Croce).

All'età di 18 anni Francesco, volta completamente pagina. Da questo momento sarà Gabriele...e più precisamente Gabriele dell'Addolorata. Innamoratissimo di Maria, non lo spaventa più nulla. Non lo spaventano le ore di studio e di preghiera o i lunghi digiuni. Si trasferisce a Loreto e subito a Morrovalle, successivamente si trasferisce a Pieve Torina (MC), dove completa una parte del percorso di studi, sotto la guida saggia di Padre Noberto Cassinelli (che da quel momento lo seguirà per tutta la sua vita terrena). A Pieve Torina il 22 settembre 1857 emette la professione religiosa. 

Nel 1859, nonostante le difficoltà imposte agli ordini religiosi dalle scelte politiche risorgimentali che presto porteranno all'Unità d'Italia, Gabriele giunge nel piccolo convento di Isola del Gran Sasso, per avviarsi verso il tanto desiderato ministero sacerdotale. Dopo aver ricevuto gli ordini minori, nel 1861 si ammala di turbercolosi e ogni cura è vana.

Gabriele non sarà mai nominato sacerdote. All'alba del 27 febbraio 1862, la sua amatissima Madre Celeste, lo vuole accanto a se in Cielo. E nel momento del trapasso c'è proprio Maria ad accoglierlo che gli si manifesta attraverso una visione. Gabriele dopo aver salutato i suoi compagni di vita si addormenta dolcemente nella Pace del Signore.

La sua breve e intensa vita terrena ha dello straordinario, anche se Gabriele ripeteva spesso: "Dio non guarda il quanto ma il come; la nostra perfezione non consiste nel fare le cose straordinarie ma nel fare bene le ordinarie". Tutti ricordano la sua vita trascorsa all'ombra del Crocifisso e di Maria Addolorata, che è stata la ragione della sua vita. E proprio la sua perfezione di anima ha reso straordinario ciò che appartiene all'ordinario.

Viene proclamato Beato da Pio X nel 1908 e santo nel 1920 da Benedetto XV.
E' il Santo dei Giovani, il Santo del Sorriso, il Santo d'Abruzzo. La sua venerazione va oltre i confini dell'Abruzzo, dell'Italia e dell'Europa stessa. Numerose sono le comunità che lo commemorano con feste solenni in tutto il mondo, in particolare in Canada, America Latina e Australia.